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    Associazione : Fondazione Exodus di don Antonio Mazzi

Exodus nasce nel 1984 alla periferia di Milano, nel Parco Lambro, dietro un’idea di don Antonio Mazzi, che già da alcuni anni operava ai confini del parco. Si propose di “risanarlo” con il supporto di tossicodipendenti, delle forze dell’ordine e dei cittadini.

Si trattò, per la città di Milano, di una delle più importanti operazioni sociali di quegli anni. Ebbe così inizio il Progetto Exodus come esperienza di “viaggio”, con le comunità itineranti e con le prime comunità residenziali, nate per ospitare giovani con problemi di tossicodipendenza.

Negli anni Exodus ha continuato il suo cammino e le attività nel tempo si sono sviluppate e diversificate, secondo quattro filoni tematici e aree di intervento:  l’accoglienza, i ragazzi e gli adolescenti, i progetti internazionali e il lavoro.

L’obiettivo era e resta, soprattutto negli ultimi anni, quello di intervenire sempre più precocemente, per riuscire ad “arrivare prima”, prima che i ragazzi manifestino segnali di disagio.

Oggi Exodus, sempre più frequentemente, lavora in “contesti di normalità” stando accanto a giovani fragili e alle loro famiglie, promuovendo ambienti dove è possibile sperimentare la dimensione della “casa” e della “socialità”, attraverso l’educazione e la riscoperta della propria identità.

Numerosi sono i progetti innovativi e le sperimentazioni, utili ad offrire risposte nuove ai bisogni che il territorio quotidianamente esprime.

Exodus oggi prevede:

  • 40 centri in Italia (case accoglienza, comunità, centri giovanili, centri di  ascolto e orientamento)
  • 6 paesi del mondo in cui è presente con interventi stabili e progetti di cooperazione allo sviluppo con Educatori Senza Frontiere
  • 900 persone ospitate circa ogni anno in forma residenziale con problemi legati alle dipendenze
  • 15.000 persone in media raggiunte ogni anno con servizio di ascolto e orientamento  
  • 20.000 ragazzi coinvolti in progetti musicali e sportivi promossi dai Centri Giovanili don Mazzi
  • 8 cooperative sociali che si occupano del reinserimento socio-lavorativo dei ragazzi alla fine del percorso di riabilitazione
  • 3.000 genitori e insegnanti coinvolti ogni anno in percorsi di formazione.

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